L’Europa verso il futuro: le nuove nomine e sfide per la Commissione di von der Leyen

La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, rieletta a luglio per un altro mandato di cinque anni, ha annunciato martedì la lista dei 26 commissari che proporrà al Parlamento Europeo. In tutto saranno 27, lei compresa: 11 donne e 16 uomini. Per l’Italia, la nomina è quella di Raffaele Fitto, vicepresidente con delega ai fondi di coesione e alle riforme previste dal NextGenerationEU: una designazione che sembra coerente con le richieste avanzate da Roma. Come da programma, la squadra presentata riflette nei suoi equilibri interni il risultato delle elezioni politiche di giugno: i rappresentanti del Partito Popolare Europeo di centrodestra ottengono infatti di gran lunga più portafogli. Il capo della Commissione ha descritto il nuovo collegio di commissari come una struttura «più snella» e «più interconnessa», incentrata sui principi fondamentali dell’Unione: «prosperità, sicurezza e democrazia». Per questo, secondo il Financial Times, la presidente avrebbe scelto di affidare gli incarichi più delicati nel suo team in materia di crescita a Spagna, Italia e Francia, «paesi che hanno chiesto una maggiore spesa comune, regole più flessibili sul deficit di bilancio e un ruolo più importante per la politica industriale». A legarli sembra quindi essere la necessità di integrare risorse e produzione per rafforzare la competitività europea rispetto a Stati Uniti e Cina – come raccomandato anche da Mario Draghi settimana scorsa. L’elenco dei portafogli del nuovo esecutivo comunitario comprende inoltre tre nuovi ruoli: un Commissario europeo per la difesa e la sicurezza, affidato alla Lituania, un commissario per il Mediterraneo alla Croazia e uno per l’edilizia abitativa e l’energia alla Danimarca. Tirando le somme, da questa lista emergono tre “segnali” sull’Europa dei prossimi anni. Per prima cosa, sarà ovviamente una Commissione a trazione PPE; secondo, l’appoggio all’Ucraina rimarrà forte; terzo, molta economia (industria, competizione, coesione, servizi finanziari) verrà “gestita” dal sud Europa, Francia compresa, ma le redini del budget sono affidate al Commissario polacco che riporterà direttamente alla presidente di Commissione. In ogni caso, quello di von der Leyen rimane per ora soltanto un annuncio: nelle prossime settimane i candidati commissari terranno delle audizioni al Parlamento Europeo, simili a un esame sulla loro competenza nelle rispettive aree e sulle posizioni politiche. Al termine delle audizioni, previste tra novembre e dicembre, il Parlamento voterà in blocco sulla Commissione proposta da von der Leyen.

Nel frattempo, mercoledì il presidente del Consiglio Giorgia Meloni è intervenuta all’annuale Assemblea generale di Confindustria, la principale organizzazione che rappresenta le industrie e le aziende di servizi in Italia. Sottolineati a più riprese i motivi di sintonia con la platea e con il suo presidente, Emanuele Orsini, la premier si è soffermata sul Green Deal. «Sono d’accordo con Orsini, lo ringrazio per essere stato molto chiaro sui risultati disastrosi frutto di un approccio ideologico del green deal europeo: la decarbonizzazione al prezzo della deindustrializzazione è una debacle». Meloni ha poi sottolineato come il tasso di crescita del Pil previsto per il 2024 sia doppio rispetto alla media Ue, dando il merito di questo traguardo alle imprese stesse, che ora devono concentrarsi sull’aumento della produttività. Il tutto avviene mentre a Napoli un altro evento attira l’attenzione nazionale e internazionale: il G7 Cultura, inaugurato giovedì dal ministro della Cultura Alessandro Giuli, al suo primo debutto nella sua nuova carica. Tra i temi del dibattito, i rapporti con le economie emergenti, in particolare quelle africane e l’importanza della cultura come fondamento identitario e motore di sviluppo sostenibile. Al centro del summit anche la protezione del patrimonio culturale in aree di conflitto, il legame tra cultura e intelligenza artificiale e l’impatto dei cambiamenti climatici sul patrimonio culturale. Il G7 Cultura a Napoli rappresenta un’occasione unica per rafforzare il dialogo internazionale su questi temi, confermando ancora una volta come la città partenopea, con il suo ricco patrimonio storico e artistico, simboleggia un punto di riferimento per il dibattito globale.