Le prime mosse del Governo Meloni

Seria ma friendly, mediatrice e inclusiva, ma rigorosa e un po’ troppo “prefettizia”, la linea politica del governo nella settimana iniziata e conclusa con i primi due Cdm ha fatto emergere luci e ombre. E se sul fronte interno la principale ombra è stata quella sul decreto “anti-rave”, su cui il governo è inciampato, ottenendo il controeffetto di aver riunito le opposizioni, sul fronte esterno, quello europeo, la Meloni ha registrato un feedback più soddisfacente. 

Il dibattito sul decreto approvato sarà sicuramente uno dei primi terreni di scontro tra maggioranza e opposizione. Il primo provvedimento del Governo è stato infatti recepito come una bandiera identitaria del centrodestra, una misura che, così come è stata concepita e scritta, voleva fare da richiamo a un certo approccio legalitario, mandando fin da subito un messaggio forte. Lo stesso messaggio ripreso anche dal Vicepremier e ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Matteo Salvini, che per l’occasione ha rispolverato il suo slogan “la pacchia è finita”. 

A frenare però sulla norma non sono state solo le opposizioni ma anche il partito della coalizione Forza Italia che, tramite le parole del Viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, sulla necessaria revisione del testo in Parlamento, ha accolto di fatto le critiche provenienti dagli altri partiti. Con questo smarcamento dell’ultimo minuto, la norma “anti-rave” sembra quindi avere le potenzialità per diventare una crepa nella maggioranza del centrodestra appena formata, mentre PD, M5S e Terzo Polo sono pronti a dare battaglia al Senato dove la norma approderà a breve. La Meloni sembra scontrarsi quindi con il limite strutturale della maggioranza di cui è a capo: solida da un punto di vista numerico, compatta nella volontà di governare ma divisa su alcuni temi. 

Tuttavia, ciò non sembra più di tanto rallentare il lavoro del Premier che, con la squadra di Governo al completo in tempi record, sembra avere tutta l’intenzione di correre spedita. A confermarlo, anche la fitta agenda istituzionale che ha previsto giovedì la sua prima uscita fuori dai confini nazionali per un confronto con i vertici europei. Per il suo debutto internazionale a Bruxelles, il neo presidente del Consiglio ha incontrato in ordine la presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola, la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e, per finire, il Presidente del Consiglio europeo Charles Michel. «Ho voluto organizzare qui la prima visita ufficiale del governo italiano, per dare il segnale di un’Italia che vuole partecipare, collaborare, difendere il proprio interesse nazionale, nella dimensione europea, cercando insieme agli altri Paesi le soluzioni migliori alle grandi sfide che stiamo affrontando» ha affermato con sicurezza il Premier. Sul tavolo diversi i dossier aperti, dalle misure per contrastare il caro energia alla guerra in Ucraina, dai flussi migratori all’attuazione e alle possibili modifiche del Pnrr. Il bilancio tratto è alquanto positivo: il senso pratico, l’interesse a conoscersi e, soprattutto, a farsi conoscere ha prevalso sugli scetticismi iniziali e delineato un quadro rassicurante dove la credibilità dell’Italia sul fronte degli impegni internazionali sembra in linea con l’ex governo Draghi.

E, a proposito, Mario Draghi? Dal passaggio della campanella è sparito dalle cronache. Ma l’ex presidente del Consiglio lavorerebbe nell’ombra al suo nuovo obiettivo, la presidenza della Nato, almeno così ritengono in molti. Del resto, il suo impegno sul fronte atlantista è stato notevole e molto apprezzato su entrambe le sponde dell’oceano. Ma secondo alcune indiscrezioni, la partita non sarebbe così facile avendo Draghi un contendente proprio in Italia: Matteo Renzi. È noto infatti ai più l’amore che il leader di IV nutre per l’asse atlantista e per l’organizzazione internazionale di cui un giorno vorrebbe prendere le redini, magari anche a successione dell’attuale segretario generale Jens Stoltenberg. Proprio tale desiderio lo avrebbe spinto in questi giorni a cercare di guadagnarsi quanto possibile il favore della Meloni, conscio del fatto che solo con un via libera di Palazzo Chigi è possibile competere per la carica. Intanto, più nell’immediato, la partita di Renzi si svolgerà nelle prossime settimane quando verranno decise le Presidenze delle Commissioni bicamerali che spettano alle opposizioni – per legge o per prassi, quella del Copasir, le due Giunte per le Autorizzazioni e la Vigilanza Rai. Dopo l’esclusione dagli incarichi negli uffici di presidenza del Parlamento, l’obiettivo del Terzo Polo di assicurarsi almeno una di queste presidenze risulta essenziale.