Governo Meloni tra amministrative, G7 ed emergenza alluvione

Ad aprire la settimana, una delle visite più attese da un anno a questa parte: quella di Zelensky a Roma, che per l’occasione si è tinta di giallo e azzurro. È la prima volta in Italia per il presidente ucraino dall’inizio dell’invasione russa e il capo di Stato Sergio Mattarella ha voluto rimarcare la solennità dell’evento con un’accoglienza calorosa e a tratti commossa, così come quella della premier Meloni poco dopo. «Benvenuto Presidente, è un onore averla qui. Siamo pienamente al vostro fianco: che la pace in Ucraina sia vera e non una resa», questo il fulcro degli incontri che, tra sorrisi e strette di mano, intendono ribadire che l’Italia è con l’Ucraina, ora più che mai. I rappresentanti delle istituzioni hanno così rinnovato ancora una volta il loro sostegno «a 360 gradi» a Kiev. Parole solenni che inquadrano una scelta di fondo a favore del paese invaso che non lascia dubbi sulla posizione assunta dall’Italia. Al centro della visita anche la volontà del presidente ucraino di escludere a priori la ricerca di una qualsiasi proposta di trattativa con la Russia: per il momento non c’è spazio per nessuna mediazione, compresa quella del Vaticano, come ribadisce Zelensky al colloquio, sicuramente più teso, con Papa Francesco. Ad ogni modo, secondo Meloni il Paese esce comunque rafforzato dalla visita di Zelensky che potenzialmente propone Roma come uno dei pilastri dell’Ue, soprattutto agli occhi degli Usa, e una nazione leale all’alleanza atlantica.

Domenica e lunedì sono stati anche i giorni in cui in Italia si sono svolte le elezioni amministrative che hanno coinvolto 595 comuni italiani, tra cui 12 capoluoghi di provincia e un capoluogo di regione, per il rinnovo dei sindaci e dei consigli comunali. L’esito del primo turno di voto sembra dimostrare che il centrodestra non ha ancora esaurito “la luna di  miele” con gli italiani, mentre l’opposizione sembra solo in parte sfruttare “l’effetto Schlein”. Il responso delle urne sembra così, almeno in attesa del ballottaggio previsto per il 28 e il 29 maggio, cristallizzare le posizioni attuali dove gli spostamenti nei consensi dei partiti si misurano in decimali e non hanno un riflesso importante sul quadro politico nazionale. Una buona notizia, questa, per il Governo che tradizionalmente viene penalizzato dalle elezioni intermedie, che spesso provocano un rimpasto parlamentare. Ma il governo sa bene che per il vero test di tenuta, la maggioranza e l’opposizione dovranno attendere le prossime elezioni europee, indette proprio questa settimana tra giovedì 6 giugno e domenica 9 giugno del 2024.

Tuttavia, altre questioni interne hanno attenzionato gli occhi del governo. Da diversi giorni il maltempo flagella le regioni del Nord-Italia, colpendo in particolar modo l’Emilia-Romagna dove, ad oggi, sono più di 10mila gli evacuati e più di una decina le vittime. Un bilancio tragico che non sembra destinato a fermarsi, al pari delle piogge torrenziali che si riversano sulla regione senza tregua. «Siamo in presenza, sostanzialmente, di un altro terremoto e non ho imbarazzo a usare questa parola: eventi catastrofici mai registrati», così il presidente della Regione Stefano Bonaccini commentando le conseguenze del maltempo. Il Ministro della Protezione civile Nello Musumeci ha annunciato la prossima estensione dello stato di emergenza  anche alla provincia di Rimini, «siamo pronti a un piano nazionale per affrontare le piogge abbondanti e i lunghi periodi di siccità, perché occorre una rilettura del territorio: lavoreremo con gli altri ministeri» affinché si arrivi alla misura il prima possibile. Nel frattempo,  è in programma per martedì prossimo un Consiglio dei Ministri chiamato a varare un provvedimento in aiuto della popolazione dell’Emilia Romagna colpita dall’emergenza in corso.

Una situazione più che allarmante che la Meloni è costretta a seguire a distanza, prima da Reykjavik dove ha partecipato al Consiglio d’Europa, poi da Hiroshima dove ha preso parte da venerdì alla riunione dei paesi del G7. Un vertice, quest’ultimo, con un’agenda particolarmente ambiziosa che intende vietare le importazioni di gas russo sulle rotte dove Mosca ha già tagliato le forniture, come Polonia e Germania. Le potenze occidentali vogliono così assicurarsi che Mosca non riceva un aumento delle sue entrate energetiche mentre contemporaneamente si tenta di accrescere, tramite le sanzioni, la pressione economica sul Cremlino. Ma non solo, si discute anche di come contrastare le pratiche economiche coercitive messe a segno dalla Cina, incluse le “trappole del debito” provocate dalla Via della Seta, che coinvolge in prima battuta anche il nostro paese. Gli argomenti sul tavolo sembrano così confermare come la sfida per l’egemonia globale lanciata dai regimi autocratici contro le democrazia rappresentino oggi l’emergenza centrale del sistema internazionale attuale.