L’incidente polacco nel quadro del G20

La guerra in corso in Ucraina ha per la prima volta oltrepassato i suoi confini e investito la Polonia dove martedì sera un missile S-300 di fabbricazione russa ha colpito il paese di Przewodów, a pochi chilometri dalla frontiera, causando due morti. Un’esplosione che ha innalzato nel giro di poche ore la tensione internazionale alle stelle e messo in fibrillazione la Nato, di cui la Polonia fa parte. Se il missile fosse stato di provenienza russa ciò avrebbe dato alla Polonia la possibilità di appellarsi all’ormai rinomato “Articolo 5” del Patto atlantico, che prevede l’intervento militare dei paesi alleati in caso di attacco di uno stato membro. Se si vuole, la “ragione d’essere” di tutta l’organizzazione internazionale, fino ad oggi invocata solo dagli Usa dopo l’11 settembre. Tuttavia, dopo ore di timori e frenetici contatti diplomatici, l’eventualità che la Nato entri nel conflitto a causa di questa episodio sembra essere ormai scongiurata. Ad oggi, infatti, sembra certo che il missile in questione appartenga alle difese aeree ucraine e non sia il risultato di un deliberato attacco delle forze russe. Si sarebbe quindi trattato di uno sfortunato incidente: l’ipotesi più probabile è che la contraerea ucraina, nel tentativo di intercettare i missili russi, abbia mancato il proprio bersaglio 0 calcolato erroneamente la traiettoria, finendo così nel territorio polacco. Tuttavia, ciò non fa venire meno la responsabilità di Mosca che continua incessantemente ad attaccare Kiev, come viene sottolineato nella dichiarazione dei leader riuniti a margine del G20. Anche la premier Giorgia Meloni ha tenuto a specificare che «l’ipotesi secondo cui in Polonia sia caduto un missile dell’antiaerea ucraina non cambia la sostanza: la responsabilità di quello che è accaduto, per quanto ci riguarda, è tutta russa».

In ogni caso, nonostante l’indagine sia formalmente ancora in corso, la questione sembra essersi chiusa. Sebbene la gravità dell’episodio, il caso polacco porta con sé anche delle considerazioni rassicuranti, dimostrando che, pur nella drammaticità del conflitto, l’Occidente, e in particolare gli Stati Uniti, vogliono evitare un’ulteriore escalation di tensione. L’accertamento dei fatti è stato rapido e puntale e l’ipotesi di un attacco russo a un Paese Nato è stata inizialmente ridimensionata e non strumentalizzata per non creare allarmismi inutili. Non si vogliono di certo fare sconti a Mosca, ma la gestione della crisi ha dimostrato che le parti esterne al conflitto puntino a un contenimento di esso piuttosto che a un intervento militare. Un ulteriore elemento positivo è il fatto che “l’incidente polacco” sia avvenuto poi all’interno della cornice del G20, tenutosi a Bali questa settimana, dove i leader della maggiori potenze mondiali hanno mostrato di saper agire come moderatori ed equilibratori su scala globale e di voler evitare il rischio di frattura tra l’occidente e il resto del mondo. Il G20 è stato infatti l’occasione con cui varie realtà hanno potuto aprirsi al dialogo come dimostra l’incontro tra i presidenti Biden e Xi Jinping, che dopo tre ore di discussione hanno ribadito la volontà di collaborare insieme su temi di interesse planetario ed espresso la loro condanna all’uso del nucleare. Lo sa bene anche Giorgia Meloni, che ha sfruttato in pieno questa opportunità per tessere importanti relazioni diplomatiche con un susseguirsi di incontri bilaterali a margine dell’evento. «Lungo e cordiale», rivela Meloni, quello con il presidente americano con cui il premier ha parlato di energia, di rialzo dei prezzi e di un possibile aumento della fornitura di gas, concludendo con la promessa di incontrarsi a breve. Altrettanto importante, quello con il presidente cinese dove si è parlato, tra le altre cose, di esportazione italiana in Cina e di rilancio dei rapporti bilaterali. Il terzo incontro, forse quello più atteso, con il presidente francese Emmanuel Macron invece non si è verificato, a dimostrazione di come la ferita sui i migranti non si sia ancora ricucita e la distensione tra i due paesi non sia del tutto completata. In ogni caso, Giorgia Meloni ha rivendicato fieramente i risultati ottenuti dall’Italia «che è stata protagonista di questo G20. L’idea di un governo solido e stabile – ha detto – dà una proiezione di lungo periodo e rende più facile immaginare l’Italia come fondamentale per le relazioni». Un netto cambiamento, tiene a precisare il Premier, rispetto ai passati esecutivi caratterizzati da un orizzonte temporale corto e con maggioranze più variegate.

È possibile quindi affermare che a seguito del G20 il clima mondiale sia tutto sommato migliorato all’insegna del dialogo e del confronto e nell’impegno collettivo di non allargare il conflitto ucraino contenendolo, per quanto possibile, a livello “locale”. Il mondo può tirare un sospiro di sollievo, per ora.