L’Europa modellata dalla crisi ucraina

La guerra che si sta svolgendo in Ucraina ha sconvolto l’Europa che si è sentita minacciata e sotto attacco per la prima volta dalla Seconda Guerra Mondiale. Invece di cadere nello smarrimento e nell’incertezza, dopo qualche esitazione iniziale, l’Unione Europea ha reagito prontamente: il conflitto e la drammaticità degli eventi hanno spronato gli Stati membri a comportarsi, per quanto possibile, come un’unica potenza politica e militare.

A lanciare un nuovo progetto europeo sulla base dell’impegno verso l’Ucraina è stato il Premier Mario Draghi a Strasburgo lo scorso martedì. Il Presidente del Consiglio italiano si è mostrato deciso nell’illustrare alla plenaria del Parlamento Europeo la postura presa finora dall’Italia nei confronti dell’aggressione russa, tracciando quella che a suo parere dovrebbe essere la nuova rotta dell’UE verso un «federalismo pragmatico che abbraccia tutti gli ambiti colpiti dalle trasformazioni in corso».

Draghi sembra guardare a un’Europa sempre più coesa a sostegno del popolo ucraino e unita nelle sanzioni e nella condanna contro Mosca. Allo stesso tempo, un’Europa più dinamica e integrata nei diversi campi: dall’economia, all’energia, alla sicurezza e difesa. Senza troppi giri di parole, secondo Draghi le istituzioni europee, che negli scorsi decenni avrebbero servito bene i cittadini, appaiono alquanto inadeguate a rispondere alle sfide odierne, in un quadro geopolitico sempre più teso e in rapida evoluzione.  Su questo punto il Premier ha esortato ad «abbracciare con coraggio e fiducia» una revisione dei Trattati, se fosse necessario a raggiungere l’obiettivo. Si fa riferimento in particolare alla necessità di superare il principio dell’unanimità che minerebbe l’efficienza e la rapidità di azione dell’Unione, aprendo così la strada al voto a maggioranza qualificata, in grado di assicurare una governance più funzionale. In un’ottica di maggiore integrazione, Draghi ha parlato anche della necessità di convocare una conferenza per razionalizzare e ottimizzare gli investimenti sulla spesa militare, costruendo una vera e propria difesa comune a cui si dovrebbe accompagnare una politica estera unitaria.

Di indirizzo affine sono state anche le dichiarazioni rilasciate dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della sua visita in Portogallo. Secondo il Capo di Stato italiano la crisi pandemica e la guerra sul suolo ucraino hanno dimostrato l’indispensabilità della cooperazione a livello europeo e sottolineato l’importanza per l’Unione di dotarsi di autonomia strategica.

Verso tali prospettive si dirige anche la decisione del Parlamento Europeo di rivedere la sua legge elettorale. Il provvedimento, che dovrà successivamente passare al vaglio del Consiglio Europeo, punterebbe a eleggere dalle prossime elezioni del 2024 una quota degli europarlamentari con metodo transnazionale, rafforzando così il processo di integrazione.

Nonostante le premesse, il sesto pacchetto di sanzioni europee contro la Russia, annunciato dalla Commissione pochi giorni fa, sta avendo una gestione più lenta e complicata rispetto ai precedenti provvedimenti, complice l’embargo graduale al petrolio russo contenuto in esso. Quest’ultimo punto viene messo in discussione in particolare dall’ Ungheria ma anche dalla Slovacchia, Repubblica Ceca e Bulgaria. Facendo leva su questo stallo, il segretario del Pd Enrico Letta ha ripreso la posizione di Draghi nell’evidenziare come sia indispensabile superare il diritto di veto che consente a ogni singolo paese, come minacciato dall’Ungheria di Viktor Orban, di bloccare l’azione europea in qualsiasi momento. In ogni caso, Letta si dichiara fiducioso della possibile svolta federalista dell’Europa e si discosta da chi accusa l’Unione Europa di essere subalterna agli Usa nella gestione del conflitto.

Infatti, l’approccio alla crisi ucraina tenuto da Stati Uniti ed Unione Europea potrebbe essere un importante tema di confronto in occasione della visita di Draghi alla Casa Bianca il prossimo martedì. È probabile che questo vertice avrà un peso maggiore rispetto ai tradizionali incontri tra i Capi di Governo italiani e i leader americani: la guerra in corso potrebbe modificare in modo sostanziale l’ordine euro-atlantico attuale ed è verosimile che entrambe le parti vogliano rinsaldare il proprio ruolo nel sistema internazionale.