I dibattiti italiani, tra riforme e migranti

C’è chi ha insinuato che il dibattito sulla riforma istituzionale in realtà voglia solo distrarre i riflettori dalla Legge di Bilancio, una delle più magre degli ultimi anni e di conseguenza vulnerabile sotto il piano politico. Ma in realtà il centrodestra dà l’impressione di voler fare sul serio, nonostante “Saturno contro” (tutti gli Esecutivi che hanno intrapreso questo percorso riformatore ci si sono letteralmente “schiantati”). Ma la premier vuole andare avanti, l’accordo di maggioranza sulla formula del cosiddetto premierato all’italiana si è trovato. Adesso bisognerà seguire l’iter parlamentare ed eventualmente indire il referendum. Ma cosa prevede la proposta di riforma secondo lo schema sintetizzato dalla ministra per le Riforme Elisabetta Alberti Casellati? Riassumiamo. La riforma si fonda su un compromesso che ha il suo perno nel preservare il ruolo del Capo dello Stato: il Presidente della Repubblica continuerà a nominare i ministri pur perdendo la facoltà di nomina del Presidente del Consiglio, non ci sarà un meccanismo di sfiducia costruttiva ma soltanto un reincarico automatico del premier dimissionario o di un altro parlamentare dello stesso schieramento. In definitiva, ciò che cambia è il consolidamento del sistema elettorale maggioritario, la nomina obbligata del leader della coalizione vincente come Presidente del Consiglio da parte del capo dello Stato, un meccanismo che disincentiva le crisi di governo e i “ribaltoni”, cioè i cambi di maggioranza, attraverso l’introduzione di un iter predeterminato. È quasi superfluo aggiungere che se una maggioranza si spacca per debolezza dei partiti o fratture interne agli stessi il meccanismo dell’incarico al premier dimissionario o ad altre personalità dello stesso schieramento non si garantisce la sopravvivenza dell’esecutivo o della stessa maggioranza.

Tuttavia questo non è stato l’unico argomento di discussione politica della settimana. L’accordo tra Italia e Albania per lo smistamento dei migranti è stato l’altro punto su cui si è imperniato il dibattito. Con una differenza: il primo argomento sembra cementare i rapporti tra le forze di maggioranza, il secondo le ha invece divise. Anche se poi è tornato l’ordine, ma è evidente che la comunicazione interna tra partiti non ha brillato per lo zelo. Ad ogni modo la notizia è che in Albania nasceranno due centri, uno nel porto di Shengjin l’altro nell’area di Gjader. All’interno delle strutture vigerà la giurisdizione italiana e dell’Unione Europea e lavorerà personale da Roma, occupandosi di ingresso, accoglienza e gestione di domande d’asilo. Chi non ne ha diritto verrà allontanato.

Anche questo è un argomento utile per il PD per serrare i ranghi e per aggiungere contenuti alla sua manifestazione di sabato, un’iniziativa nata per contrastare tutte le ultime scelte del governo, a partire da quelle economiche.

Chi si sta adoperando molto per accreditare il ruolo di Roma è il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Negli ultimi mesi sta facendo molto per coadiuvare il governo, soprattutto per rafforzare la posizione dell’Italia all’estero. Questa settimana si è recato in Corea del Sud e in Uzbekistan, per due missioni dall’alto valore strategico per rafforzare la proiezione dell’Italia in Asia e la cooperazione con due Paesi dell’area da considerare fondamentali per diversi aspetti, dagli scambi commerciali agli assetti geopolitici.

In particolare a Seul Mattarella ha anche ascoltato le preoccupazioni coreane relative alla crescente attività militare cinese nel Mar Cinese Meridionale. In debita considerazione è stata sicuramente tenuto il fatto da un lato che Seul entrerà nel 2024 nel Consiglio di Sicurezza ONU come membro non permanente, aumentando il suo peso specifico nell’attuale complesso scenario geopolitico, e dall’altro che Roma ospiterà il prossimo anno il G7 in Puglia, al quale la Corea del Sud dovrebbe partecipare come ospite.