Un’intensa ripartenza dopo un’estate sottotono

Dopo un agosto silente e sottotono sotto il punto di vista politico, la ripartenza è stata segnata da un notevole sprint. Già poco prima dell’inizio di settembre i cronisti hanno tirato un sospiro di sollievo con l’arrivo delle prime notizie salienti: La querelle Sangiuliano-Boccia culminate con le dimissioni del Ministro Sangiuliano. Alla guida del Ministero della Cultura gli succede Alessandro Giuli, che lascia la presidenza della Fondazione MAXXI. Per il Governo Meloni si tratta della prima vera grana dall’inizio della Legislatura, la conseguenza di questa vicenda si traduce nel primo rimpasto di governo. E a Palazzo Chigi si augurano che sia l’ultimo! 

Sul fronte europeo la notizia più importante è quella della nomina di Fitto come designato dal governo per coprire l’incarico di commissario europeo. Il punto adesso è il ruolo: la premier Meloni sta spingendo sulla vicepresidenza della Commissione. Nonostante a Bruxelles sembri dato ormai per certo che il candidato di Palazzo Chigi sia in pole per questa poltrona (e con un portafoglio economico pesante), al Parlamento europeo non tutti sembrano contenti dell’idea. I primi a protestare sono stati i liberali, uno dei gruppi che fa parte della maggioranza che sostiene Ursula von der Leyen, che non sembrano disposti ad accettare la scelta dell’esponente di Fratelli d’Italia, che a Strasburgo siede nel gruppo dei Conservatori e riformisti (Ecr), ed è all’opposizione (almeno sulla carta).

Il compito di scegliere il ruolo e il portafoglio di un commissario spetta alla presidente dell’esecutivo, ma poi sta al Parlamento europeo votare la fiducia a ciascun membro del collegio, e non è scontato che il via libera arrivi. Su questo tema si gioca una partita politica importante.

Altro pilastro della ripresa dei lavori è quello relativo alla legge di bilancio, la fondamentale scadenza che caratterizza, come di consueto, il trimestre finale dell’anno. Dai primi orientamenti espressi dalla Meloni l’indirizzo è chiaro: niente sprechi. Il vertice di maggioranza che si è svolto ai primi di settembre ha fissato i paletti politici entro i quali si muoverà la normativa, che quest’anno dovrà sottostare in modo ancora più stretto ai vincoli dettati dalle nuove regole del Patto di stabilità Ue. La prima tappa di avvicinamento sarà il 20 settembre, quando l’Italia dovrà presentare a Bruxelles il suo Piano strutturale di bilancio di medio termine, dove dovranno essere presenti riforme e investimenti per rientrare dal deficit eccessivo entro 7 anni.  

Assente nel comunicato congiunto post-vertice dei leader il tema pensioni, sul quale i partiti della maggioranza restano divisi, tra Quota 41, voluta dalla Lega, e l’innalzamento delle minime a cui punta da Forza Italia. Questione spinosa sono le risorse: Giorgetti si aspetta 2 miliardi dalla spending review e un miliardo dalle tax expenditures, mentre servirà più tempo per capire l’esito dell’adesione al concordato biennale delle partite Iva. “La stagione dei soldi gettati dalla finestra e dei bonus è finita e non tornerà fin quando ci saremo noi al governo”, chiosa la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.