Semaforo verde per il Green pass
“Bisogna fare quel che si deve fare anche se è impopolare”. Ricordando Nino Andreatta, in occasione dell’intitolazione dell’Aula Magna della Business School a Bologna, anche questa volta il presidente del Consiglio Mario Draghi sintetizza inconsapevolmente l’intera settimana politica in una frase. O forse meglio, le intenzioni che guidano il suo governo.
In chiusura settimanale il Consiglio dei ministri ha varato il nuovo decreto-legge del famigerato Green pass. Le ipotesi di estensione sul certificato verde, si sapeva già, non avrebbero trovato l’appoggio di tutti e le discussioni sono state infatti molteplici, analizzate minuziosamente, quasi a voler trovare appositamente un nervo esposto che facesse scattare gli animi delle forze di coalizione. Ma dopo gli interminabili vertici, gli incontri con i sindacati, che si sa non sono i più amabili interlocutori, il nuovo piano prevede l’obbligatorietà di possesso del certificato verde anche per accedere ai luoghi di lavoro sia pubblici che privati. E già a partire dal 15 ottobre.
Ora, dopo aver monopolizzato il dibattito politico dell’ultimo periodo, il certificato verde trova una sua più ampia estensione all’interno del quadro normativo e, tra i delusi e gli accontentati, vige un omertoso senso di condiscendenza verso la decisione del governo. Alla fine si è allineata anche la Lega: Salvini dice infatti di fidarsi dei ministri, di Draghi, sarà forse che ha finalmente ottenuto il calmieramento sui prezzi dei tamponi. Una sconfitta a metà, nascosta dalla classica nota di reverenza nei confronti del premier. Comunque, un semaforo verde che è arrivato giusto in tempo, considerando l’andamento della campagna vaccinale che pare aver perso i ritmi della primavera.
Questa settimana si è anche tornati a parlare della riforma fiscale, che prevedeva di essere discussa già a fine luglio, ma che in realtà è vittima di continui rimandi. Le intenzioni di Draghi prevedevano di portarla sul tavolo delle discussioni entro questo venerdì, ma la riforma è ancora al centro dei dibattiti delle diverse forze politiche di maggioranza. A far rumore soprattutto l’opposizione, fedele al suo ruolo, ed anche la Lega. Che forse non riesce ancora ad abituarsi all’idea di far parte della coalizione di maggioranza, viste le continue offerte di sostegno che regala al partito di Giorgia Meloni.
Più cauti nei moniti e nelle considerazioni il Partito Democratico ed il Movimento 5Stelle, anche se vista e considerata la sensibilità della materia, si prevede comunque un autunno piuttosto caldo. Il fisco, da sempre, rimane una delle tematiche più delicate e soggette ad interessi di partito. Clima da ottobrate romane anche per le amministrative, sempre più vicine e sempre più incerte. Spaventa il rischio di tornare ad un vecchio bipolarismo destra contro sinistra, considerato il potere di Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia a livello regionale, mentre a conquistare le singole province rimangono tendenzialmente il Pd ed il suo vecchio alleato, il M5s. Il rischio maggiore è quello di rimanere bloccati in una vecchia e nota dicotomia che di certo non porta con sé le qualità adatte affinché si proceda spediti con il cronoprogramma di Draghi. Nel quadro, poi, del semestre bianco.
Intanto, il presidente della Repubblica Mattarella ha incontrato le sue controparti di Finlandia, Malta, Irlanda ed Ungheria. Sullo sfondo di un’Unione Europea che sta cercando di affermarsi come forza internazionale anche sotto il punto di vista della difesa, con l’apertura del dossier “Expedition Force”, il Capo di Stato ha ribadito come il rafforzamento dell’Ue, nella sua complementarietà con la Nato, possa fornire un prezioso contributo alla solidità del rapporto transatlantico. Indispensabile.