L’Europa al voto

Le urne delle elezioni europee 2024 si sono aperte, inizia il più importante momento di democrazia continentale. La massa dei votanti complessivi, infatti, è di circa 359 milioni di votanti: secondo i dati diffusi dall’Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione Europea, il Paese con più aventi diritto di voto è la Germania (64,9 milioni di cittadini), seguita da Francia (49,7 milioni) e Italia (47 milioni). Le elezioni europee sono, per numero di aventi diritto di voto, le seconde al mondo dopo quelle federali indiane. I cittadini del Vecchio Continente voteranno gli eurodeputati della X legislatura, che avrà ufficialmente inizio con la seduta plenaria. Gli eurodeputati da eleggere sono 720 e gli scranni saranno loro attribuiti attraverso il sistema proporzionale. I partiti, dunque, prenderanno un numero di seggi in modo proporzionale al numero di voti ricevuti. Tra i vari Paesi, però, esistono differenze: in alcuni, come l’Italia, sono previste le preferenze, ma in altri Paesi, tra cui Germania, Francia e Spagna, le preferenze non sono contemplate. Nel nostro Paese, per accedere alla ripartizione dei seggi le liste devono raggiungere il 4% dei voti su base nazionale. Nella maggior parte degli Stati dell’Ue, invece, non c’è una soglia di sbarramento. Tra gli Stati che l’hanno adottata in Francia, Croazia, Repubblica Ceca, Lettonia, Ungheria, Polonia, Romania, Slovacchia e Lituania è del 5%. In Italia, Austria e Svezia è del 4%, in Grecia del 3% e a Cipro dell’1,8%.

Tra le tante proposte emerse durante la campagna elettorale sarà interessante osservare la risposta degli elettori su temi chiave quali la difesa e la politica estera comuni, su cui molti partiti hanno espresso sollecitudine. Soprattutto in quest’anno segnato dai conflitti uno dei quali proprio in territorio europeo, quello in Ucraina. Un conflitto, quest’ultimo, che è tornato in cima alle attenzioni mediatiche negli ultimi giorni dopo le parole di Vladimir Putin, che, incontrando la stampa internazionale, ha spiegato che Mosca potrebbe riflettere sul diritto di reagire all’uso da parte di Kiev di missili occidentali contro il suo territorio fornendo a sua volta le stesse armi «alle regioni del mondo da dove verranno sferrati attacchi a siti sensibili di quei Paesi che forniscono armi all’Ucraina», vale a dire della Nato. Ha poi precisato che non è intenzione della Russia attaccare l’Alleanza Atlantica. La cosa è diversa: «Vi siete inventati – ha detto – che la Russia vuole attaccare la Nato. Siete diventati completamente pazzi? Guardate al nostro potenziale e a quello della Nato, non siamo scemi, la Russia non ha alcuna ambizione imperiale». E sull’Italia ha rimarcato: «In Italia non si diffonde una russofobia da cavernicoli e lo teniamo in considerazione. Noi speriamo che quando la situazione riguardo all’Ucraina comincerà a stabilizzarsi, riusciremo a ristabilire relazioni con l’Italia forse anche più velocemente che con qualche altro Paese».

Di sicuro il prossimo Parlamento europeo dovrà gestire un delicato equilibrio geopolitico a Est. Soprattutto servirà grande abilità di dialogo per il nuovo commissario, che in molti individuano in Mario Draghi. Un sondaggio condotto dall’istituto di ricerca demoscopica Polling Europe ha mostrato, infatti, un testa a testa, con un vantaggio di due punti per l’ex premier italiano ed ex presidente della Banca centrale europea: il 49% degli intervistati sceglie Draghi mentre il 47% preferisce la presidente uscente von der Leyen. Sono solo suggestioni, alla fine sarà il Consiglio europeo a decidere, ma tenendo conto dell’orientamento del Parlamento europeo, che forse questa volta potrebbe vedere una nuova maggioranza prevalere, con un baricentro più spostato a destra.