Tra passato e futuro
Mattarella all’Onu non capita di frequente. In tempi di guerra ai migliori è richiesto uno sforzo in più per provare a sensibilizzare e indirizzare la comunità internazionale e il Presidente della Repubblica ci ha provato nella sua missione storica a New York, a inizio settimana. L’intervento di Mattarella alle Nazione Unite, quello al foro per lo Sviluppo Sostenibile e quello – successivo – all’Assemblea generale, sono stati tesi proprio a questo: a sottolineare la necessità di rafforzare ruolo ed efficacia dell’Onu, anche per fare passi avanti nel processo di pace. Naturalmente la richiesta accorata di “trovare e costruire strade per la pace”, dall’Est dell’Europa al Medio Oriente, non significa certo per il Quirinale allentare l’aiuto all’Ucraina e neppure affievolire l’esatta percezione di chi sia l’aggressore e chi l’aggredito. Ma la corsa forsennata e disordinata ad armarsi non è la strada giusta per il presidente, che da sempre chiede di ripensare la difesa europea. Una visione organica e strutturata ben diversa dalle folli e dispendiose corse nazionali agli armamenti.
L’attenzione del Presidente è stata anche focalizzata su cammino verso uno sviluppo più sostenibile. I danni della guerra, di un riarmo cieco ed irrazionale, stanno “drammaticamente rallentando” l’agenda internazionale sulla lotta ai cambiamenti climatici: il proliferare di tragici conflitti “allontana dal dare priorità” al cambiamento climatico, nonostante “l’’intensificarsi degli effetti negativi”, ha spiegato. Le conseguenze sono disastrose: “Allo stato attuale, solo una modestissima percentuale degli obiettivi dell’Agenda 2030 sarebbe raggiungibile nei tempi dati”, constata il presidente. Eppure, nonostante le guerre, “una decisa accelerazione verso il raggiungimento dei nostri obiettivi comuni appare imprescindibile”.
La settimana politica è stata segnata anche dall’inizio dell’iter parlamentare del ddl sul Premierato, dal Senato, per la prima lettura. Nella seduta sono state esaminate le questioni pregiudiziali di incostituzionalità, presentate dalle opposizioni, rigettate dalla maggioranza. Il voto degli emendamenti si prevede lungo, gli articoli depositati dalle opposizioni sono tremila. La riforma ha aperto una forte divisione tra le forze politiche, ma Giorgia Meloni è consapevole che il Premierato ha bisogno di consenso anche, forse innanzitutto, nella base popolare e nel ceto colto. Per questo motivo, nel giorno in cui la riforma è entrata in Parlamento, la leader di Fratelli D’Italia ha promosso alla Camera un convegno dal titolo “La Costituzione di tutti – dialogo sul Premierato”, coinvolgendo nell’organizzazione la Fondazione De Gasperi e la Fondazione Craxi, dando modo a docenti universitari e politici di rinomato curriculum di argomentare sul testo, di porre problemi e soluzioni. Giorgia Meloni è intervenuta in chiusura, ribadendo la ferma convinzione di andare avanti, perché l’obiettivo è la maggiore governabilità che eviti il ritorno dei governi tecnici, dia stabilità e più tempo agli esecutivi per attuare il loro programma. E ha specificato che questa riforma può essere utile anche a chi verrà dopo, perché non è fatta solo per il tornaconto dell’attuale governo: «Penso che la democrazia si debba esercitare per il tramite della politica, penso che quando la politica è debole e altri poteri pensano di fare il bello e il cattivo tempo non sempre lo fanno nell’interesse dei cittadini perché a differenza della politica non vengono giudicati dai cittadini. Oggi l’Italia è percepita come una delle nazioni più stabili del panorama, le persone hanno sicurezza a investire da noi perché siamo stabili. C’entrano i provvedimenti e la postura del governo, ma soprattutto la stabilità».
Ma oltre al futuro, in questi giorni si è evocato anche il passato. Un passato fatto di drammi, paure e incubi che riaffiorano nella memoria. Giovedì 9 maggio è stato l’anniversario del ritrovamento del corpo senza vita di Aldo Moro. Ed è stata annunciata una nuova Commissione di inchiesta per fare luce su questo delitto. Non sarà solo una Commissione Moro III, ha spiegato il presidente della Commissione Cultura della Camera Federico Mollicone, perché “se vogliamo capire realmente cosa è accaduto col sequestro e uccisione di Moro, dobbiamo riavvolgere il nastro e risalire al dopoguerra per capire che l’Italia non era soltanto il luogo delle stragi, ma lo scacchiere europeo della guerra fredda tra forze dell’Est e dell’Ovest”. La Commissione, che sarà monocamerale per garantire lavori più snelli, è stata già incardinata presso la Commissione Affari Costituzionali della Camera e dovrà essere chiamata in Aula per entrare in vigore già il prossimo autunno.