Lo slalom tra G7, Nato e 5Stelle stanca Draghi

La settimana politica italiana è stata agitata e movimentata, tra Roma, Elmau e Madrid e ha messo a dura prova la capacità di mediazione del Presidente del Consiglio Mario Draghi sul fronte interno ed esterno. In Baviera, dove si è svolta la riunione del G7, sono stati trattati tutti i temi più influenti del momento, dall’invasione russa dell’Ucraina, ai timori per la recessione, alla crisi alimentare ed energetica. L’Italia continua a premere per il Price cap sull’energia russa, ipotesi verso la quale i Paesi del G7 sembrano aprirsi con maggiore convinzione. Nelle dichiarazioni a margine del summit, Draghi ha poi avvertito:  «Dobbiamo evitare gli errori commessi dopo il 2008: la crisi energetica non deve produrre un ritorno del populismo», introducendo un tema che con larga probabilità sarà sempre più centrale nel dibattito politico pubblico, soprattutto in vista delle prossime elezioni politiche in Italia ma anche dei midterm negli Stati Uniti. Il G7 è stato utile anche per rimarcare il concetto di solidarietà a Kiev, declinata al livello diplomatico, miliare, umanitario e finanziario, invitando inoltre la Cina a intervenire come mediatrice nel conflitto russo-ucraino.

La questione cinese è stata centrale anche nella successiva riunione internazionale, quella della Nato a Madrid. Tra i temi del vertice, oltre al varo di un ulteriore pacchetto di aiuti verso Kiev e al rafforzamento della capacità di deterrenza e difesa della Nato, un importante elemento di discussione è stato infatti la postura dell’alleanza nei confronti dell’espansionismo cinese. Un punto particolarmente caro agli Stati Uniti che ritengono quella cinese la vera sfida del XXI secolo. Nonostante ciò, a spiccare come «la minaccia più significativa e diretta» alla sicurezza degli alleati è la Russia, che forse più di tutti ha spinto oggi l’alleanza ad annunciare il suo nuovo Strategic Concept. Il documento, con cui la Nato ha ridefinito le sue priorità, confini e strategia, fornisce una valutazione collettiva dell’ambiente di sicurezza, guidando il futuro sviluppo politico e militare dell’alleanza verso un rafforzamento della capacità di deterrenza e difesa. Il documento infatti prevede un incremento di truppe e strutture in Europa, dove il totale delle forze di risposta rapida sul continente passa da 40mila a 300mila uomini, coinvolgendo direttamente anche Italia, Germania e Spagna. Trenta stati hanno varato così la più grande riorganizzazione militare sul territorio europeo degli ultimi decenni definendo il senso dell’alleanza alla luce dei nuovi sviluppi geopolitici e dando vita a una “nuova” Nato. A Madrid, inoltre, è stato formalmente annunciato il processo di adesione di Svezia e Finlandia nell’Alleanza, reso possibile grazie alla revoca del veto imposto precedentemente dalla Turchia.

Draghi è però stato costretto a lasciare un giorno in anticipo il vertice e rientrare a Roma per presiedere un Cdm strategico per bollette e assestamento bilancio (funzionale al Pnrr) ma soprattutto per calmare le fibrillazioni della maggioranza. Una fibrillazione alimentata dalle rivelazioni shock del sociologo Domenico De Masi, secondo cui Draghi avrebbe fatto pressione su Grillo per sostituire Conte alla guida del Movimento in quanto “inadeguato”. Da qui a immaginare che dietro la scissione di Di Maio ci fosse proprio Draghi è stato un attimo, ma il terremoto di reazioni al vetriolo e proteste animate non ha procurato scosse alla tenuta del governo e della maggioranza che lo sostiene. Nemmeno lo scontro tra la Lega e il PD sullo Ius scholae e una parziale legalizzazione della cannabis ha destato particolare preoccupazione. Nella conferenza stampa a seguito del Cdm, a chiusura di una settimana frenetica, Draghi ha scansato le polemiche e rasserenato l’ambiente: pace fatta con Conte («Non c’è governo senza i 5Stelle») e governo tenuto in piedi dalla conditio sine qua non di inizio legislatura («Questo governo può esistere solo con la maggioranza che lo ha espresso all’inizio di questa esperienza»). Draghi ha ricordato: «Abbiamo davanti tante sfide che supereremo se avremo la stessa determinazione di questi mesi». Crisi rientrata, per il momento, e Cdm chiuso con successo. E dopo tutto il trambusto della settimana internazionale c’è quasi da credere a Draghi quando, spiegando ai giornalisti la foto al Prado, seduto e in disparte, risponde: «Ero stanco».