DECRETO RISTORI, ADSI (DIMORE STORICHE): «IL CRITERIO DEI CODICI ATECO VA SUPERATO. BENE LE DICHIARAZIONI DEL PRESIDENTE STEFANO»

Roma, 13 novembre 2020 – «Il criterio dei codici ATECO quale elemento distintivo per conferire i ristori alle categorie economiche danneggiate dalle restrizioni imposte dal Covid va superato, perché assolutamente inidoneo ad assicurare che i soggetti colpiti siano effettivamente garantiti attraverso i contributi economici stanziati dal governo», dichiara Giacomo Di Thiene, Presidente dell’Associazione Dimore Storiche Italiane. «Apprendiamo quindi con soddisfazione le dichiarazioni di Dario Stefano, presidente della Commissione Politiche dell’Unione Europea del Senato, in merito alla necessità di superare il criterio unico dei codici ATECO così come presente nel DL Ristori», continua Di Thiene, che aggiunge: «Evidentemente non siamo il solo settore produttivo ad aver rilevato questa incongruenza: lo stesso Stefano sottolinea, giustamente, come vi siano intere attività economiche rimaste “orfane” degli aiuti finanziari a causa dell’impostazione della norma. Per quanto ci riguarda, da mesi evidenziamo che i codici ATECO intervengono a favore delle sole attività ricettive, convegnistiche e di organizzazione eventi svolte in forma di impresa. Eppure, proprio per espressa previsione normativa del codice civile, i soggetti che svolgono questo genere di prestazioni all’interno di edifici storici, soggetti quindi a particolari vincoli perché costituiscono patrimonio culturale della nazione, sono autorizzati a farlo in forma individuale».

«È più che mai fondamentale, perciò, che venga accettato il concetto di “filiera”, a cui ha fatto riferimento il Sen. Stefano, perché si contempli anche chi, come le dimore storiche, sta subendo danni economici per il blocco sia delle attività turistico-ricettive sia dell’organizzazione di eventi, congressi, fiere e attività museali», conclude Di Thiene, che sottolinea come «le previsioni di minori ricavi per gli edifici storici a causa della pandemia superano gli 1,8 miliardi di euro per il solo 2020».