ASSTEL, le Imprese associate e le Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL illustrano il Rapporto sulla Filiera delle Telecomunicazioni in Italia Edizione 2021
Roma, 28 ottobre 2021. Asstel-Assotelecomunicazioni e le organizzazioni sindacali Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil hanno presentato oggi – presso The Hub LVenture Group – il Rapporto sulla Filiera delle Telecomunicazioni in Italia, edizione 2021, elaborato dagli “Osservatori Digital Innovation” della School of Management del Politecnico di Milano. La presentazione si è tenuta, nell’ordine di intervento, alla presenza del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Andrea Orlando; del Viceministro dell’Economia e delle Finanze, Laura Castelli; del Ministro per l’Innovazione Tecnologica e la Transizione Digitale, Vittorio Colao; della Sottosegretaria allo Sviluppo Economico, Anna Ascani. Intervenuto anche il Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi con un videomessaggio.
Il Rapporto Asstel ha fotografato la dinamica del mercato e le sfide che interessano la Filiera delle Telecomunicazioni alla luce delle opportunità offerte dal PNRR, rivolgendo particolare attenzione al tema delle competenze dei lavoratori, agli investimenti in infrastrutture messi in atto dalle imprese e allo sviluppo di nuovi servizi per imprese, PA e cittadini.
“La Filiera TLC è in profonda trasformazione e sta affrontando due grandi sfide: affiancare le Istituzioni nella missione di digitalizzare il Paese attraverso, in particolare, lo sviluppo di un’infrastruttura ultrabroadband fissa e mobile ad altissima velocità nel minor tempo possibile portando benefici anche in termini di ambiente e, quindi, transizione ecologica; ampliare le proprie competenze interne e il proprio modello di business per ricoprire un ruolo importante nello sviluppo e nella diffusione di nuove piattaforme di servizio rivolte, in particolare, ai mercati business, sia business to business sia business to consumer, anche attraverso la costruzione di un ecosistema con attori di altre filiere. Le Telecomunicazioni costituiscono un settore strategico per il Sistema Paese. Bisogna mantenere una chiara visione strategica rispetto alla trasformazione da realizzare. Per il ritorno sugli investimenti non sarà sufficiente, infatti, offrire servizi di connettività, ma servirà farsi trovare pronti per diventare gli «orchestratori» dei progetti «verticali». Aspetto non meno importante, è l’attenzione a costruire un modello di digitalizzazione resiliente e capace di reagire ai cambiamenti di contesto per quanto riguarda servizi, infrastrutture, regole e competenze” – commenta Massimo Sarmi, Presidente di Asstel-Assotelecomunicazioni.
“Questi anni di crisi sanitaria hanno di fatto imposto all’attenzione di noi tutti un nuovo diritto, quello alla connettività. Il confinamento ha reso quotidiano l’utilizzo di modalità digitali per attività prima impensabili: lo smart working ha assunto dimensioni inaspettate solo un anno e mezzo fa. La didattica a distanza, la scoperta di una dimensione “digitale” anche per la socialità e per usufruire di sempre maggiori quote servizi della pubblica amministrazione hanno portato il Paese in una dimensione di modernità difficilmente prevedibile prima di marzo 2020. Tutto questo rende non più rinviabile un “piano Paese” per l’infrastruttura di rete. Il rapporto fra pervasività delle reti e diffusione di una cultura digitale è ormai di tutta evidenza. I piani di sviluppo della banda ultralarga che si sono succeduti dal 2015 non hanno di fatto colmato il “digital divide” che ancora condanna milioni di cittadini ad un servizio che non permetterà loro di usufruire appieno di questa rivoluzione. Occorre cambiare modello industriale e di sviluppo” – commenta Fabrizio Solari, Segretario Generale SLC-CGIL.
“Il mondo del lavoro sta affrontando profondi cambiamenti, rendendo evidente la necessità di sviluppare nuove competenze per stare al passo con i tempi e mantenere una prospettiva di sostenibilità occupazionale a lungo termine. Per la competitività futura delle imprese della Filiera TLC occorre investire in nuove professionalità, soprattutto digitali, che concorrano a promuovere una crescita qualitativa del lavoro che, insieme a una formazione continua, possa aiutare a sviluppare le infrastrutture di cui il Paese si deve dotare. Le reti ad alta velocità sono strumenti fondamentali per promuovere l’efficienza e la qualità dei servizi offerti anche a vantaggio dei gradi di occupabilità dei lavoratori. Anche per questo nel rinnovo del CCNL TLC del 12 novembre 2020 abbiamo puntato sul Fondo di Solidarietà Bilaterale per la Filiera delle Telecomunicazioni offrendo anche agli interventi contingenti una prospettiva non più emergenziale, ma di risoluzione strutturale dei processi di trasformazione e transizione verso lo sviluppo tecnologico a beneficio di lavoratori e imprese, per la cui messa a regime sarebbe fondamentale, oltre al contributo di imprese e lavoratori, anche un supporto economico esterno, che ne acceleri la piena operatività soprattutto nella fase di avvio” – ha dichiarato Vito Vitale, segretario generale Fistel Cisl.
“Rispetto delle tabelle sul costo del lavoro nei bandi di gara e applicazione della clausola sociale. Sono questi i primi punti – da tempo ribaditi – su cui intervenire per favorire la sostenibilità delle attività di Customer Relationship Management, la qualità dei loro servizi e la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori. Occorre ridare valore al settore, attraverso soluzioni volte a sostenere il processo evolutivo di tali attività, contrastando fenomeni di concorrenza sleale e dumping salariale – determinate anche dalla diffusione di CCNL scarsamente rappresentativi – ed evitando una polverizzazione del settore. Pertanto, auspichiamo che, anche a livello governativo, vengano agevolate tutte quelle azioni utili a favorire sia la diffusione della effettiva ed omogenea applicazione in tutti i settori della clausola sociale nei casi di cambio appalto di attività di customer care sia il rispetto delle tabelle ministeriali sul costo del lavoro. Questi sono infatti elementi essenziali per favorire la sostenibilità occupazionale e promuovere la qualità del lavoro a vantaggio principalmente delle lavoratrici, dei lavoratori e delle imprese. Auspichiamo che tutte le aziende, ed in particolare quelle “pubbliche”, pongano il massimo impegno ad affrontare il cambio di paradigma con un’assunzione di responsabilità rispetto agli effetti che si possono determinare sulle persone che operano nel settore” – commenta Salvo Ugliarolo, Segretario Generale Uilcom-Uil.
“I processi di trasformazione che attendono la Filiera TLC e il lavoro richiedono nuove conoscenze, competenze e investimenti sulla formazione permanente, quali fattori chiave per contribuire allo sviluppo economico e sociale del Paese, dotando soprattutto i giovani delle skills necessarie, attraverso un dialogo costante con le Istituzioni scolastiche, accademiche e gli ITS, per essere pronti al mondo del lavoro di oggi e di domani” – concludono il Presidente di Asstel, Massimo Sarmi e i Segretari Generali delle Organizzazioni Sindacali di Categoria, Fabrizio Solari (SLC-CGIL), Vito Vitale (FISTEL-CISL), Salvo Ugliarolo (UILCOM-UIL) – “Nella trasformazione digitale in atto abbiamo il compito di accompagnare il processo di evoluzione del lavoro che trova nel Fondo di Solidarietà Bilaterale di Settore uno strumento concreto per contribuire al riequilibrio della Filiera offrendo anche agli interventi contingenti una prospettiva non più emergenziale, ma di risoluzione strutturale dei processi di trasformazione e transizione verso lo sviluppo tecnologico a beneficio di lavoratori e imprese. Per questo auspichiamo, anche in considerazione della rilevanza nazionale del settore delle telecomunicazioni, un supporto economico esterno, aggiuntivo al finanziamento da parte delle imprese e dei lavoratori, che ne acceleri la piena operatività. E’ importante il dialogo con le Istituzioni per dare forma a strumenti che rispondano concretamente ai bisogni dei lavoratori e delle imprese che compongono il settore”.
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RISULTATI – RAPPORTO SULLA FILIERA DELLE TELECOMUNICAZIONI 2021
I dati del Rapporto 2021 hanno evidenziato che il 2020 è stato un anno record per i volumi di traffico dati (+50% sia per il traffico dati fisso sia per quello mobile), ma anche di ulteriore peggioramento dei ricavi del settore. Il contesto iper-competitivo ha comportato un ulteriore calo dei prezzi e di conseguenza dei ricavi degli Operatori di Telecomunicazioni: questi ultimi si sono ridotti di 1,5 miliardi di euro raggiungendo 28,5 miliardi, il valore più basso degli ultimi 10 anni. Complessivamente, dal 2010 al 2020, i ricavi complessivi hanno fatto registrare un calo del 32%, il radio-mobile del 40%, le comunicazioni fisse del 23%. Tale calo è superiore a quello degli altri principali paesi europei.
Situazione analoga quella di 12 tra i principali Operatori di Customer Management che nel 2020 hanno registrato una diminuzione dei ricavi pari al 3,6%, a fronte di una forte riduzione dei ricavi provenienti dal settore Telco (-16,4%), parzialmente compensata dalla crescita dei ricavi provenienti da altri settori (+4,3%).
Nonostante tali dinamiche di mercato proseguono gli investimenti nella costruzione delle reti a banda ultra-larga, radio e in fibra. Nel 2020, gli investimenti di € 7,4 miliardi (oltre 100 milioni di oneri per frequenze) hanno raggiunto l’incidenza record del 26% sul fatturato totale degli Operatori TLC. Rispetto alle altre Utility il settore Telco si conferma quello con i maggiori investimenti, ma con ricavi e prezzi in calo da molteplici anni. Anche in prospettiva, gli investimenti sono destinati a essere rilevanti, per raggiungere gli obiettivi del Piano Italia a 1 Giga e realizzare la rete 5G.
Secondo i dati della Digital Agenda della Commissione Europea, la copertura VHCN (Very High Capacity Network – reti FTTH, FTTB, cable docsis 3.1) a metà 2020 è cresciuta di 4 punti percentuali rispetto all’anno precedente, ma rimane un gap da colmare con la media europea: 34% Ita vs 59% Eu (o 42,5% media Eu se si considera solo la copertura in fibra e non quella docsis che permette la trasmissione dati attraverso il cavo televisivo). Positiva la crescita delle sottoscrizioni a linee fisse con velocità >=100 Mbps: secondo i dati Agcom, a dicembre 2020 hanno, infatti, raggiunto il numero di 9,5 milioni, pari al 52,6% del totale accessi broadband (+35% rispetto ai 7,1 milioni del 2019).
Per quanto riguarda lo sviluppo delle reti mobili 5G l’Italia si è dimostrata particolarmente all’avanguardia: è uno dei paesi che per primi hanno completato l’asta per tutte le frequenze a disposizione, è tra i paesi ad aver realizzato il maggior numero di sperimentazioni ed è stata tra i primi a lanciare i servizi commerciali 5G. Tuttavia, secondo i dati della Commissione Europea, la copertura 5G in Italia a metà 2020 (considerando solo le reti 5G “standalone”, cioè quelle che non si appoggiano ad altre reti preesistenti), era pari all’8% delle abitazioni, valore inferiore alla media europea (14%) e a quelli di altri grandi paesi come Spagna (13%), Germania (18%) e UK (20%). Tale valore è parzialmente influenzato dalla mancanza, al momento, della possibilità di utilizzare la banda 700MHz il cui rilascio è previsto a metà 2022 e, che, come da obblighi di copertura, servirà per raggiungere la stragrande maggioranza del territorio. Altro fattore chiave per l’accelerazione degli investimenti in copertura è la domanda di servizi (consumer ma soprattutto enterprise).
Le difficoltà economiche del settore sono ben rappresentate dalla dinamica del saldo di cassa disponibile per gli Operatori TLC (EBITDA – CAPEX): nel 2010 questo valeva 10,5 miliardi di euro disponibili per il servizio del debito finanziario, per il pagamento delle imposte e per la remunerazione degli azionisti; nel 2020 si è passati ad un valore di 2,5 miliardi di euro, valore più basso di sempre, segno che la marginalità del settore è assorbita dai flussi di cassa necessari a sostenere gli investimenti.
Alla luce dell’inasprimento competitivo e degli ingenti investimenti sull’infrastruttura, diventa sempre più necessaria per gli Operatori TLC la capacità di creare nuove opportunità di business attraverso le tecnologie digitali (cloud, IOT, intelligenza artificiale, cybersecurity, ecc.). Per farlo occorre una profonda trasformazione delle competenze, aspetto particolarmente complesso per via dell’anzianità media della popolazione del settore. Secondo le stime degli Operatori TLC, infatti, nei prossimi 5 anni il numero di dipendenti diminuirà di circa 10mila addetti, ma la percentuale di over 40 non calerà, rimanendo anche nel 2025 attorno all’85% nel caso non nascano strumenti aggiuntivi a supporto. Questo comporterà importanti investimenti in iniziative di formazione: nel 2020 si è investito in attività di upskilling e reskilling coinvolgendo, rispettivamente, oltre 80mila e 27mila dipendenti. Inoltre, dal 2021 al 2025 si prevede in media la formazione di oltre 100mila dipendenti all’anno, con una spesa complessiva di circa 110 milioni di euro e l’erogazione di 4 giornate medie di formazione per persona. Inoltre, sarà chiave l’innesto di giovani, sia laureati in ambito STEM (figure sempre più ambite in futuro), sia di giovani periti e figure tecniche: molto importanti, dunque, gli investimenti previsti dal PNRR volti a rafforzare l’istruzione professionale (in particolare ITS) e l’istruzione STEM.
Complessivamente, per cambiare il quadro della filiera TLC – con tutte le azioni previste (formazione, assunzioni, cambio generazionale) – nei prossimi anni, ossia fino al 2025 – servirà oltre un miliardo di euro.
Ma quella delle competenze digitali non è l’unica sfida della Filiera per quanto riguarda il mercato del lavoro. In questo scenario il cambiamento dei modelli di organizzazione del lavoro acquista maggior centralità. Il 61% delle imprese della Filiera TLC hanno introdotto, già prima dell’emergenza sanitaria, il lavoro agile, riconoscendo flessibilità, responsabilità e autonomia ai lavoratori.
Questa esperienza ha portato ad acquisire la cultura di questo modello lavorativo ed ha consentito alle imprese della Filiera nella situazione di emergenza, di essere pronte alla remotizzazione delle attività lavorative coinvolgendo, in pochissime settimane, oltre 90.000 lavoratori, tra cui anche il personale addetto ad attività – ad esempio quelle del Customer Care – che in precedenza non erano state interessate, per ragioni tecniche e organizzative, all’implementazione dei modelli di lavoro agile.
Al fine di valorizzare questa esperienza, è necessario lavorare per un consolidamento dello strumento nella prospettiva di supportare e valorizzare questa modalità di lavoro, provando a delineare un nuovo modello organizzativo che consentirà di affrontare al meglio la “nuova normalità” attraverso soluzioni di lavoro ibrido, alternando presenza fisica e virtuale, con l’obiettivo di vincere la sfida e passare dalla fase emergenziale della “remotizzazione” ad una scelta consapevole e “agile” di innovazione.