DECRETO RISTORI, ADSI (DIMORE STORICHE): «IGNORATI NUOVAMENTE ANCHE SE IN PERDITA DA MESI, AUSPICHIAMO UNA MODIFICA PARLAMENTARE»

Roma, 29 ottobre 2020 – «Con dispiacere e incredulità apprendiamo che, ancora una volta, la categoria degli immobili storici è stata esclusa e penalizzata dai provvedimenti del Governo», dichiara Giacomo Di Thiene, Presidente dell’Associazione Dimore Storiche Italiane. «Il Dl Ristori, attraverso le fattispecie dei codici ATECO, interviene infatti a favore delle sole attività ricettive, convegnistiche e di organizzazione eventi svolte in forma di impresa. Eppure, proprio per espressa previsione normativa del codice civile, i soggetti che svolgono questo genere di prestazioni all’interno di edifici storici sono autorizzati a farlo in forma individuale. Ne consegue la totale esclusione delle attività svolte dagli immobili storici ai sensi del Decreto Ristori, che risulta quindi discriminatorio. Rivolgiamo pertanto un nuovo appello al Governo e in particolare al Ministro della Cultura, Dario Franceschini, che ha già dimostrato una spiccata sensibilità sul tema, affinché nei successivi passaggi parlamentari il testo del decreto venga opportunamente modificato apprestando un fondamentale aiuto per chi, con i propri investimenti quotidiani, determina non solo la sopravvivenza di un vasto indotto, ma garantisce anche l’alta qualità dei borghi nei quali le dimore sorgono».

«Gli effetti dell’attuale formulazione del decreto ci appaiono ancora più assurdi – continua Di Thiene – se si considera che le dimore storiche, con il loro grande valore artistico e culturale simbolo del nostro Paese, sono e rimangono i luoghi ideali per svolgere l’attività turistica, ricettiva nonché di organizzazione eventi, congressi e fiere (si pensi solo ai matrimoni o alle fiere di artigianato locale)».

Al pari di molti altri operatori delle filiere colpite, gli immobili storici vincolati stanno subendo un ulteriore tracollo del proprio giro di affari in considerazione delle ulteriori restrizioni in materia Covid ed è dunque indispensabile attenuare gli effetti economici catastrofici che ne derivano: le previsioni di minori ricavi a causa della pandemia superano gli 1,8 miliardi di euro per il solo 2020.