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Il Sole 24 Ore: UTOPIA nella classifica “Leader della Crescita 2019”

La società di relazioni istituzionali e comunicazione guidata da Giampiero Zurlo 
tra le 350 aziende italiane con la maggiore crescita nel triennio 2014-2017
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Roma, 14 novembre 2018. UTOPIA – società di public, media & legal affairs, fondata e guidata da Giampiero Zurlo – entra nella classifica “Leader della crescita 2019”, il premio organizzato da Il Sole 24 Ore e Statista dedicato alle imprese italiane che nel triennio 2014-2017 hanno avuto la maggiore crescita di fatturato.La società – con sedi a Roma e Milano – tra il 2014 e il 2017, ha registrato un tasso di crescita medio annuale del 58%, un risultato che ha determinato l’ingresso nella classifica pubblicata oggi dal quotidiano economico-finanziario italiano e che vede UTOPIA al 129esimo posto su 350, quarta tra le aziende di “consulenza aziendale”.
Un riconoscimento che si aggiunge a quello ricevuto solo pochi mesi fa dal Financial Times che ha inserito UTOPIA nel ranking europeo “FT1000 Europe’s Fastest Growing Companies”.«L’inserimento nella classifica del Sole 24 Ore è un’ulteriore e importante conferma – ha commentato il presidente Giampiero Zurlo – di come la nostra metodologia di consulenza integrata sia riuscita a cogliere in anticipo e in modo innovativo le sfide portate dal cambiamento che stiamo vivendo in questi anni sia nella politica e sia nella comunicazione d’impresa. Le nuove dinamiche istituzionali e dei nuovi media hanno determinato il venir meno di molte di quelle certezze sulle quali alcuni player storici avevano basato la propria capacità competitiva. Oggi, in un mondo in cui molti punti di riferimento sono stati spazzati via, chi non è in grado direinterpretare i nuovi contesti perde quote di mercato, lasciando ampi spazi ai nuovi player che riescono a cogliere le opportunità che il cambiamento porta e che riescono a performare addirittura meglio con le nuove regole del proprio mercato, cambiandolo completamente. Se c’è una cosa di cui andiamo fieri in UTOPIA è proprio quella di essere stati sia interpreti del cambiamento, sia dei game changer.»